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Editoriale

Educare alla vita buona del Vangelo

Da poco è iniziato il 2011. Tutto è stato bello in queste feste natalizie: luminarie meravigliose e significative, fuochi tuonanti, molti scongiuri, ma soprattutto tanti auguri espressi con sincera cordialità. E questo per comunicarci la speranza che questo nuovo anno sia migliore del 2010, anno di pesante crisi.
E ora?
Con tanta speranza nel cuore, ripartiamo.
Mi viene in mente una poesia di Tagore:

La notte sfinita ed esangue dell’anno vecchio
da poco ci ha lasciati.
Prendi per mano Colui
che non conosci, che non sai, che non comprendi:
il suo messaggio di Luce
vibri nei palpiti del tuo cuore.
O camminatore:
la vecchia notte sta passando
e tu lascia che si allontani.

Sì, siamo tutti camminatori!  Allora, in cammino!
Abbiamo però bisogno di “Luce”! Ci troviamo a vivere in un mondo appiattito, amorfo, non reattivo; un mondo che ha relativizzato tutto; un mondo incapace di far chiarezza tra bene e male!
La tentazione di “mollare tutto”, di lasciarci trascinare dalla corrente, è davvero forte.
Ma non possiamo cedere; è il “nostro” mondo! Il futuro di “questo nostro mondo” dipende da noi, dal “nostro” oggi!  Dio (l’abbiamo sentito benissimo anche nei giorni natalizi) ama troppo gli uomini per lasciarli soli, e allora manda noi, proprio noi, a rendere visibile e concreto tale amore.
Nessun timore: sì, è  un compito impegnativo, più responsabilizzante rispetto a prima, oggi infatti c’è conoscenza approssimativa di Cristo (Egli è il grande assente dalla nostra cronaca quotidiana!), c’è la riduzione del Cristianesimo a messaggio morale, (applaudito da alcuni ma rifiutato da altri), c’è una visione non corretta nella Chiesa (con la conseguente parziale appartenenza alla sua vita).

Si tratta dunque di una situazione con tante difficoltà; la Chiesa è anche oggi quella barca agitata dalle onde; ma in essa noi non siamo soli, c’è Lui che guardandoci negli occhi ci dice: “Perché avete paura, gente di poca fede?”. Questa frase di Gesù è davvero rivelatrice: se ci manca il coraggio di testimoniare il Signore significa che ci fidiamo poco di Lui, in ultima analisi, Lo conosciamo poco. La nostra mente si lascia agitare dal vento del mondo più che dalle certezze della fede.

Allora: conoscere profondamente il Signore, approfondire la nostra fede, riprendere in mano con assiduità la Bibbia, frequentare la catechesi. Ecco il nostro compito, se vogliamo regalare alla nostra gioventù un mondo più fraterno e umano.

È l’impegno che ci affidano i nostri Vescovi per il decennio 2011-2020: Educare alla vita buona del Vangelo.

don Ubaldo