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Editoriale

FRATELLI TUTTI?
È POSSIBILE

Fratelli tutti, o non piuttosto “Fratelli tutti?”… Aggiungiamo temporaneamente l’interrogativo all’incipit dell’enciclica di papa Francesco su fratellanza e amicizia sociale non fosse altro che per evitare il lusinghiero abbaglio di una fratellanza universale già consolidata o a portata di mano. Lo facciamo anche per poter meglio comprendere la necessità di “cambiare strada” come questa enciclica propone. Il deserto, desolato e affollato da individui solitari, che sembra essere la condizione attuale della nostra società occidentale, richiede con urgenza un ripensamento della complessità della condizione naturale e umana. Ecologia e fraternità, sono esse che hanno valore e significato nel profondo delle nostre vite. Dunque ripensare la società per agire, riconoscere la fraternità tra ogni essere umano e con ogni creatura. Una fraternità che potrà essere universale a condizione che riconosca l’esperienza di deserto e solitudine in cui ci si trova oggi, come il Popolo d’Israele allora. Una fraternità tutta, ma a condizione che nel deserto della vita si verifichino due condizioni: l’adesione libera al comando “Amerai” e la consapevole coscienza della nostra condizione di figli. 

Ogni generazione potrà sopravvivere e attraversare il deserto solo a condizione di fare proprio il comando: “Amerai” Dio e il prossimo. Co-mandare significa infatti “mandare insieme”. Dio ci manda insieme verso l’amore perché la Sua vita donata sia anche la nostra vita donata.  L’amore verso cui siamo in cammino ci rende infatti simili, fa in modo che la vita di uno diventi quella dell’altro: amare è portare l’altro nel cuore. Saremo dunque fratelli tutti a condizione di accettare di essere “co- mandati” al duplice Amore: verso Dio e il prossimo. Solo amando il Padre e i fratelli, infatti, diventiamo davvero ciò che, nella più intima essenza, siamo: siamo figli: “Come credenti pensiamo che, senza un’apertura al Padre di tutti, non ci possono essere ragioni solide e stabili per l’appello alla fraternità. Siamo convinti che soltanto con questa coscienza di figli che non sono orfani si possa vivere in pace tra di noi. Perché la ragione, da sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civile tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità(FT 272).

Possiamo, in piena consapevolezza, affermare che all’origine della vita siamo generati e quindi figli tutti e successivamente proprio in quanto tali, non possiamo che essere fratelli tutti. Infatti nella nostra storia personale possiamo non diventare padri o madri, genitori… ma non possiamo non essere figli. Si nasce figli, ma soprattutto lo si diventa, sempre. Ciò avviene a condizione che ciascuno riconosca il “debito originario d’amore” verso il padre, la madre, Dio, la Vita stessa. Il Mistero che dà origine alla vita è dunque amore. L’Amore del Padre verso i figli nel Figlio. “Tutto è fatto per Lui e in vista di Lui e tutto in Lui sussiste” (Col. 1, 16). 

Purtroppo la mortifera forza dell’egoismo, quando ha il sopravvento in noi, ci uccide come figli e come fratelli. Il deserto è anche, simbolicamente, il luogo in cui questo morire si palesa, esso è figura di non vita, di desolazione, è immagine dell’uccisione del Figlio di Dio e del fratello nostro. In Gesù, Figlio mandato dal Padre sulla terra, noi vediamo ogni fratello su cui l’umanità con egoismo e prepotenza scarica la sua fratricida violenza, mentre lui, il Figlio co-mandato all’Amore, rimane fedele, nella sua condizione filiale e fraterna per restituirci la nostra verità di figli – fratelli. Gesù, Figlio e Fratello di tutti, disprezzato e ucciso fuori le mura della città, diventa così la pietra angolare, il primogenito, il solo che può unire il Padre ai fratelli e questi tra di loro: rende possibile, dunque, che diventiamo Fratelli tutti!

E così, nel Figlio di Dio, come cristiani, sentiamo di essere fratelli con tutti; lottiamo per costruire un’umanità veramente fraterna e solidale che ha origine dalla nostra figliolanza divina. In Gesù, il Figlio – Fratello che fa di noi figli e fratelli tutti nell’amicizia solidale.       

don Francesco Poli