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Editoriale

Tempo della prova
Luce dal Risorto

Mai, come in questi giorni, la storia dell’umanità ci appare nella sua fugacità, come giunta al suo ultimo tempo. Il tempo in cui, per il credente, la storia umana si apre alla manifestazione definitiva del Regno di Dio. Regno nella sua realtà di Mistero il quale si svela a noi nella quotidianità dei piccoli gesti solidali: dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi…  (Mt. 25, 31 seg,). Un Mistero di carità e di cura reciproca nell’autenticità dell’Amore. Una prospettiva che allo sguardo dell’uomo contemporaneo appare oltremodo utopistica, considerando la realtà contingente: per motivi sanitari siamo impossibilitati alla vicinanza fisica; nonché la circostanza, peraltro evidente, che la storia dell’umanità è costellata in maniera pervasiva di crudeltà e violenze.

Allora, come vivere questo “ultimo tempo” della Storia alla luce dell’Evento Pasquale? La risposta la possiamo trovare guardando a Cristo Risorto, al Suo manifestarsi definitivo nelle vicende dell’umanità. La Sua Pasqua si compirà attraverso il realizzarsi di due tempi, di cui il nostro è il primo: quello del Mistero nascosto da secoli. Il secondo, poi, quello definitivo: sta oltre la conclusione della storia umana e ne costituisce il punto di riferimento. “Non ci sarà più la morte, né lutto, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap. 21,4). 

La drammatica esperienza di isolamento sanitaria vissuta da tutti noi in questi mesi, può aiutarci a riconsiderare il valore unico in cui percepire questo “tempo ultimo”: riscoprire il dono della vita come un dono per gli altri. Vivere l’oggi con lo sguardo al futuro, là dove sta il traguardo finale: il tempo definitivo, oltre l’ultimo tempo, quello della storia dell’umanità. È lì che sta la pienezza della vita, la nostra incondizionata, totale partecipazione come umanità – cosmo alla vita stessa di Dio Carità.

Nell’incontro con il Risorto sperimentiamo l’autentico, effettivo compimento del Regno di Dio che dalla Pasqua ha il suo inizio. Possiamo così riconoscere che gli eventi del quotidiano, positivi o negativi che siano, non sono mai un succedersi caotico di episodi senza rilevanza. I fatti della vita, come il progredire dell’umanità, vanno ricondotti ad un senso che valga la pena di ricercare e perseguire. Questo senso, agli occhi della fede, ha un volto: quello di Dio Padre. E proprio l’esperienza del Risorto ci permette di alimentare di intensa e assoluta coscienza il nostro vivere nella storia; alla Sua sequela, come discepoli, possiamo negli accadimenti quotidiani leggerne le ineluttabili conseguenze. Non si tratta di una illusoria quanto chimerica capacità di “leggere il futuro”, piuttosto della necessità di essere spiritualmente pronti per gli eventi che accadranno. Ciò richiede da parte nostra una triplice consapevolezza. In primo luogo, superare la superficialità con cui spesso affrontiamo la vita, che passa tra mille esperienze contingenti senza mai riflettere sul senso dell’insieme e sulla sua direzione. In secondo luogo, combattere e vincere le seduzioni dei sensi che ci tengono avvinghiati alle cose terrene che ci piacciono tanto, ma servono a poco. Infine capovolgere la prospettiva che ci fa porre al primo posto il raggiungimento e mantenimento del nostro benessere immediato e all’ultimo posto la qualità relazionale e spirituale della nostra esistenza. “Ma quando il Figlio dell’uomo tornerà troverà ancora fede sulla terra?” (Lc. 18,8). Il nostro oggi sottoposto alla prova ci apra gli occhi per ricominciare a vedere e sentire la storia umana alla Luce del Risorto.

don Francesco Poli