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Editoriale

Nascere è “venire alla luce”!

Il Programma Pastorale che il Vescovo ha proposto per tutta la Diocesi in questo 2010-2011 pone l’attenzione sul bambino: il suo nascere e il suo crescere attorniato dalla famiglia e dalla comunità cristiana. L’icona che ci accompagnerà rappresenta l’incontro di Maria con Elisabetta.

Il Vescovo ci dice che contemplando queste due donne che si incontrano sorge spontaneo in noi il sentimento dello stupore, ma al tempo stesso è necessario dare spazio al cuore che ci propone disponibilità e aiuto al bambino che nasce e ai suoi genitori.

Ecco le sue parole:

«Due donne, due mamme si incontrano, si abbracciano, si sostengono. Maria ed Elisabetta sono l’immagine di uno dei compiti più alti e più ardui dell’essere umano: dare alla luce un figlio e crescerlo, farlo diventare a sua volta un uomo o una donna. In Maria ed Elisabetta, nei loro ventri, è custodita la speranza della Nuova Creazione e ha compimento la promessa di Dio. Non è così ogni volta che una nuova vita ci è annunciata, ogni volta che festeggiamo una nascita? Ma questa meraviglia ha bisogno di cura, dedizione, sacrifici affinché possa compiersi in pienezza. E ha bisogno di molto aiuto, anche da parte della comunità cristiana: troppo spesso i genitori si ritrovano soli di fronte alla sfida dell’educazione dei figli, che in realtà è questione di tutti noi».

In concreto il Vescovo ci dice che il “natale” di una creatura umana – come comunemente si dice – è “il venire alla luce”!

È la luce della vita che porta ammirazione per la meraviglia che ogni vita porta in sé. Non è vero infatti che davanti al neonato tutti esclamano. “Come è bello”? E lo si dice con gioia al papà e alla mamma, rallegrandosi con loro!

È la luce della comunità cristiana che riconosce in quel bambino l’azione di Dio che continua anche oggi la sua opera creatrice, un’opera che lo impegna in un amore del tutto singolare, infatti ai Suoi occhi quel bambino è e sarà sempre uno, unico, irripetibile.

È la luce di Gesù, che illumnina e salva ogni uomo, e che ha un particolare progetto su di lui, infatti “chi accoglie uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5)

Ricevere dunque un bambino è per la famiglia, ma anche per la comunità un’avventura meravigliosa, e al tempo stesso responsabilizzante.

Come? Lo vedremo cammin facendo.

Intanto ringraziamo il Signore e anche chiediamogli di illuminarci.

don Ubaldo