Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù,
dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio;
pensate alle cose di lassù non a quelle della terra (Col. 1,1).
È Pasqua, c’è un’aria nuova, di primavera, è portata da Gesù Risorto. Respiriamola! Raccogliamo l’invito dell’Apostolo Paolo: “Pensate alle cose di lassù…”. Invito a rivolgere lo sguardo alle cose del cielo, “non a quelle della terra”. Ci viene rappresentata una lotta, una contrapposizione tra cielo e terra e ciò ci appare ancor più evidente in questa esperienza pasquale. La novità della Pasqua, come le parole dell’Apostolo Paolo, è finalizzata a ribadire la necessità di una radicale trasformazione della propria esistenza attraverso una convinta adesione al Cristo il quale ci introduce già da subito nella dimensione dell’eterno. Si tratta di adoperarci davvero per realizzare il “passaggio” dal buio alla luce della vita. In poche parole, la Pasqua è novità: un evento che trasforma.
La testimonianza consegnataci dai primi due discepoli che arrivano al sepolcro vuoto la mattina di Pasqua, evidenzia la vita come corsa verso ciò che attrae. Nella corsa dei discepoli al sepolcro è l’amore che corre veloce. Una corsa che avviene al mattino della domenica, primo giorno della settimana, esperienza di un mondo nuovo che sta per iniziare e che richiama il primordiale inizio della creazione. Una corsa, quella dei primi discepoli Pietro e Giovanni che, pur compiendosi di mattina, porta con sé l’esperienza del buio che ancora permane mentre accadono tutti questi fatti. Il buio è dentro gli stessi protagonisti, immersi un una dimensione di mancanza di fede. Corsa verso il sepolcro, luogo della conservazione, della memoria e non già della presenza del Vivente. In questo luogo i discepoli che accorrono, come pure Maria Maddalena, vedono l’assenza di un corpo. Ma di fronte a quei segni la reazione è diversa: mentre Pietro rimane attonito, Giovanni, l’altro discepolo presente “Vide e credette”. Giovanni è il primo apostolo ad aprirsi alla fede pasquale, convalidata non da prove, ma da realtà “altre”, confermate dalla Parola. Infatti: “Non avevano ancora compreso la Scrittura”, che cioè “Egli doveva risorgere dai morti”. I due discepoli al sepolcro vuoto la mattina di Pasqua, rappresentano fin da subito tutti i credenti. Essi sono i primi a testimoniare il Cristo vivo, nonostante la sua assenza fisica: “Noi siamo testimoni” dice Pietro.
Lo stesso compito è affidato oggi a tutti i credenti che vivono l’incontro con il Risorto nell’eucarestia: “Noi siamo testimoni”. E così la novità dell’incontro con il Risorto nell’esperienza credente del sepolcro vuoto ci permette di lasciare il buio dell’incertezza per correre insieme verso spazi nuovi e modelli di vita più aperti. Certo non si tratta di una gara a chi arriva prima, ma sarà un voltare le spalle definitivamente al passato, con la segreta speranza che ci sia un futuro diverso, lasciandoci attirare da quell’Amore da cui ci si è lasciati amare. C’è posto per tutti in questa corsa e non conta arrivare primi o secondi. L’essenziale è entrare nella Pasqua di novità e vita che il Cristo ci offre. Signore Risorto, accelera la nostra corsa, sposta via i nostri macigni, regalaci sguardi di fede e d’amore. Signore Gesù, trascinaci fuori, nel mondo nuovo.
don Francesco