È Natale!
Mettiamoci tutti in ginocchio. Anche se il gesto ci spiace, anche se non abbiamo la grazia della fede… Oggi crediamo tutti, perché se siamo arrivati fin qui, se abbiamo resistito alla disperazione, se nonostante quello che soffriamo e vediamo soffrire siamo rimasti legati alla vita, al dovere, al sacrificio, a qualche cosa di più alto dell’uomo, è certo che abbiamo una fede e che siamo già in ginocchio davanti a Qualcuno.
Davanti a chi?
Non ho fretta di dargli un nome o un volto: so che è un Bambino: il Bambino del presepio.
Tra i cupi bagliori dell’odio, tutti abbiamo bisogno di vedere un Bambino, che ravvivi davanti ai nostri occhi sperduti il significato e il valore della vita, che ci aiuti a viverla in bontà.
Siamo giovani e non siamo più giovani. Siamo giovani e ci sentiamo già stanchi. Stanchi di camminare e di battere il passo, di soffrire e di veder soffrire… Stanchi dei nostri amori che non ci colmano il cuore, dei nostri ideali che impallidiscono nelle lontananze del sogno.
Siamo giovani, ma l’odio che c’è nell’aria ci viene usando tremendamente con le sue canzoni rauche e disumane.
Ma se m’inginocchio davanti al Bambino, l’anima si placa nel perdono e subito mi ritrovo fratello di ognuno.
Se m’inginocchio, l’ideale mi si accosta e l’amore, come vento d’aprile, mi accarezza il cuore bruciato.
Se m’inginocchio… mi offro.
E chi si offre è giovane. Ecco, sono in ginocchio davanti a un Bambino nudo e senza casa.
Povero Bambino! Se dalla nostra adorazione riusciremo ad alzarci un po’ meno feroci, il nostro Natale sarà buono e umano.
Sono parole di Don Primo Mazzolari, rivolte ai suoi parrocchiani nella notte di Natale del 1954.
Ma sempre vigorose, e splendidamente attuali.
Se noi pure ci inginocchieremo davanti a quel Bambino, sicuramente questo nostro Natale sarà buono e umano.
È l’Augurio che noi Sacerdoti di Colognola rivolgiamo con viva cordialità a tutti
Don Ubaldo
Don Matteo
Don Renzo
Don Sergio