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Editoriale

“IL SIGNORE DELLA VITA ERA MORTO, MA ORA – VIVO – TRIONFA”

È il canto che ha inondato di luce e di speranza ogni generazione, a partire dal giorno di Pasqua quando il Risorto apparve agli Apostoli nel Cenacolo per liberarli dalle delusioni, dalle paure, dai dubbi.

Certo, prima c’era stata la Croce: questa ti  mette in crisi, ti sbalza dal tuo piedistallo di sicurezza, stende un velo di tenebra sui tuoi orizzonti di grandezza. Infatti basta una malattia, un insuccesso, una crisi famigliare, uno scivolone economico, …, e ti prende la paura di non farcela. Allora la domanda: “Val la pena battersi?”

Ecco, la Pasqua – proprio perché viene dopo la Croce del Calvario – entra dentro le tue paure, i tuoi angoscianti perché, per dirti che Cristo ha vinto queste paure, ha dato una risposta a questi tuoi perché. Ti dice: “Sì, val la pena battersi, vivere”!

E come ha ottenuto questa vittoria? Amando! Come era nel progetto del Padre.

Egli infatti non ha vissuto per se stesso, non ha cercato prestigio, onore e nemmeno il grazie; Egli ha semplicemente donato.  E “si è donato” fino a morire in croce!

Ma proprio la croce del venerdì santo è stata ed è ancor oggi l’annuncio più chiaro e più significativo per tutti gli uomini di ogni tempo che è con l’amore che si costruisce la salvezza e che si apre la speranza di un’umanità nuova.

E il Risorto ti aiuta ora a compiere una riflessione di autentico realismo: non vale certo la pena faticare, soffrire, anche far del bene, se non hai un ideale che scavalca tutte le barriere dell’egoismo.

Cristo ha messo amore nel suo vivere, lavorare, soffrire e per questo è vivo tra noi, per sempre! Ma questo è anche il tuo destino, il destino di ogni uomo. Prova a guardare nei tuoi ricordi: quante persone care ti tornano alla mente; i loro soldi non ci sono più, le loro onorificenze sono solo un quadretto con una medaglia, ma il bene che hanno seminato nella vita “rimane e vive” nel cuore di chi l’ha ricevuto.

Questa è per noi la Pasqua, la vita nuova, la vita da risorti: irrorare i nostri gesti, il nostro operare, il nostro soffrire, il nostro darci da fare, con l’amore che ci viene da Cristo, con l’amore che è Cristo!

E il prossimo, vedendoci agire con tale stile, giustamente dirà: “Costui è un cristiano”!

Don Ubaldo