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Editoriale

ANCHE DIO TACE

“Gli Europei e gli Italiani hanno una fede stanca”, diceva Benedetto XVI, citato negli editoriali scorsi, riflettendo sulla nostra fede. E non gli avevamo dato torto, pur sapendo che ogni generalizzazione non esprime sempre tutta la realtà. Infatti ci sono persone profondamente in crisi, non perché senza fede, ma perché – pur invocando con il cuore il Signore – Lo trovano muto: Dio non risponde al loro pregare! Sono fedeli che sentono quasi come un incubo quel mutismo, che ha il tono dell’assenza e della indifferenza e persino dell’abbandono. È un silenzio che genera amarezza.

Inevitabilmente prorompono dal cuore quelle grida che troviamo anche nei Salmi: “Signore, Tu hai visto, non tacere! … Non stare da me lontano!… Non essere sordo alle mie lacrime!… A Te grido, Signore, mia roccia; con me non tacere perché se Tu non parli, sono come chi scende nella fossa…”. Dunque, questo “perché?”, questo “fino a quando?” che viene spesso lanciato verso l’alto dagli oranti sofferenti, vorrebbe scuotere questo Dio muto, persino addormentato! E diventa ancor più drammatico questo silenzio divino in quanto offre motivo e occasione a coloro che negano l’esistenza di Dio di ripetere il motteggio sarcastico che si trova anche in un salmo: “Dov’è il tuo Dio?”. Spontanea è allora la tentazione: “Sì, Dio non mi ascolta. Ma cosa ho fatto di male? Mi ha voltato le spalle! Ma è davvero buono? O almeno è giusto?”, fino ad arrivare alla domanda: “Ma questo Dio esiste?”

Una risposta al silenzio di Dio ci viene da S. Agostino: “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che Tu stavi dentro di me e io ero fuori e là Ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da Te create. Eri con me e io non ero con Te!”. Dunque: è un Dio che non parla, ma che ci attende! Però la risposta più profonda la troviamo nel Vangelo; qui c’è la rappresentazione più alta e drammatica del silenzio divino, quando Gesù morente sulla croce sperimenta l’abbandono del Padre attraverso il suo silenzio: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Un grido che non ci saremmo mai aspettato da Gesù: Egli infatti ripeteva: “Io e il Padre siamo una cosa sola”… “Compio sempre la volontà del Padre”… “Il Padre è in me e io in Lui!”… Qui il Padre sembra proprio che gli abbia voltato le spalle. Per noi che ora contempliamo il Crocifisso, quel grido quasi disperato ci rende Cristo veramente e pienamente nostro fratello, non solo nel dolore e nella morte, ma anche nella assenza di Dio. Tuttavia – ed è qui la risposta a tutti i nostri perché sull’apparente silenzio di Dio – noi sappiamo che il Padre non si era allontanato da Gesù e tanto meno l’aveva abbandonato, infatti ecco la Pasqua: il Padre risponde in modo efficace alla invocazione del Figlio facendolo risorgere.

Allora in questa Quaresima viviamo con profonda fede, nonostante il silenzio divino, l’invito dell’Evangelista: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto!”

don Ubaldo