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Editoriale

ANNUNCIA.

Io sono con voi!

“Andate! Ecco invio voi come agnelli in mezzo a lupi….
Ora in qualunque casa entriate prima dite: Pace a questa casa!”
 (Lc. 10,3. 5)

Chi vive la missione, come viene richiesto dal Vangelo anche oggi, è chiamato ad adoperarsi per dare corpo all’invito di Gesù: Andate! (Lc. 10, 3). La richiesta è una sollecitazione, rivolta continuamente a tutta la Chiesa fin dal primo fondamento biblico (Genesi, 12.1-3) dove Abramo è benedetto da Dio e attraverso di lui tutti i popoli della terra. Essa è quindi, per sua nota distintiva, missionaria ed è in modo permanente sollecitata a continuare l’opera di Gesù che, unitamente a quella degli Apostoli, del popolo d’Israele e dei Discepoli, è costitutiva ed è Missione. Peculiare, proficua nonché unica è l’azione missionaria che si realizza nel tempo allorché i molti con la loro testimonianza sono chiamati ad annunciare l’Unico Signore.

Siffatta è la nascita della missione: attinge alla fonte dall’amore del Padre per tutti i suoi Figli e termina nello sgorgare dell’amore dei figli per il Padre e tra di loro. Il suo essere fa sì che essa si allarghi in un orizzonte sempre più ampio: è l’abbraccio del padre che si estende, dilatandosi, fino ai confini della terra per stringere a sé tutti i suoi figli, nessuno escluso.  È necessario infatti che “il Vangelo sia annunciato a tutte le genti” (Mc, 13,10) perché fine della missione è, oltre che la vittoria del Bene sul Male, soprattutto il fatto che il nome dei credenti, nel nome di Gesù, è “scritto nei cieli”. 

Tutto ciò è simboleggiato nel testo evangelico di Luca con un’immagine d’impatto che dà il colore a tutta l’azione missionaria: “Andate! Ecco invio voi come agnelli in mezzo a lupi….”(Lc. 10, 3). Nella ardimentosa testimonianza missionaria non siamo soli; siamo accompagnati dal Pastore, la Guida, che Gesù, per primo ha inteso essere: l’ Agnello donato. ImitarLo, in uno stile di povertà, è l’espressione di una sobrietà fondamentale per essere missionari del Regno. Annunciare infatti si traduce, per noi, in : “dite”, “dimorate”, “mangiate”, “prendete cura”. È così che si concretizza la missione del discepolo: la stessa missione di Gesù, inviato dal Padre.

L’annuncio missionario, soprattutto oggi deve risuonare non solo e non tanto in terre lontane, ma proprio qui, sulla porta di casa: “Pace a questa casa”. La Parola è rivolta da Dio all’uomo, ad ogni uomo, innanzitutto là dove vive, dove ha la sua casa, la “tana” dove abita e soddisfa i suoi bisogni di cibo e amore. Essa, la casa, è quindi lo spazio segreto in cui Dio ci raggiunge, bussa per entrare, portando, se accolto, i suoi doni. Il discepolo pastore/missionario, sta alla porta e bussa; e, se accolto, entra con la Parola che porta: la stessa Parola che ancor prima ha bussato alla porta di casa sua ed alla quale, egli, con fede, ha detto “sì”. Così, nel ricevere ed accettare l’annuncio del Regno con la Parola – Dio, ospito anche colui che la reca. E accogliendo entrambi accolgo il mondo.

L’annuncio missionario, oggi così urgente per il rinnovamento della Chiesa come della società, è l’aderire con fede alla Parola: Credere! La “mia” vita non è più frammentata e impaurita, si fa “casa” dove trovano accoglienza la Parola e il fratello che l’annuncia. E’ un “dimorare insieme”, alimentato da un cibo e rallegrato da una bevanda, l’Eucaristia, che è già anticipo del Regno. È così che davvero cresce la comunità cristiana e la fraternità che vive di Gesù.

don Francesco Poli