Caro bambino di Betlemme,
nella ricorrenza della tua nascita, mi rivolgo a te con profondo affetto. Permetti che ti dia del tu, proprio come si parla ad un bambino. Non sei per me un estraneo, ti sento molto vicino quando ti prego personalmente o insieme agli altri nella nostra comunità: la tua nascita non è distante dalla mia casa e dalla mia vita. Per questi motivi mi permetto di parlarti familiarmente, senza formalità. Sono passati oramai 2013 anni dalla tua nascita e, come vedi anche tu, molte cose sono cambiate, ma soprattutto anche oggi, come allora, la realtà dei fatti contraddice il tuo messaggio. Il tuo primo comandamento è AMORE, ma purtroppo anche tra noi si è diffuso l’odio, le gelosie, il rancore. Sulla terra ci sono centinaia di guerre, focolai di violenza che ardono in più parti del mondo. Quanto ci mancano gli angeli che dicano ancora: “Gloria A Dio e Pace agli uomini….”. Qui, purtroppo, la pace non c’è.
Dolce bambino Gesù, Ti vedo sereno tra le braccia della mamma, povero sì, ma non dell’affetto della tua Famiglia che è modello di comunione e d’amore: una Santa famiglia la tua. Beato Te. Di questi tempi, più che in altri, la famiglia è in crisi. I valori dell’unità, dell’indissolubilità, della fedeltà sono merce rara. Il modello di famiglia come lo proponi tu non trova terreno fertile nella cultura edonistica che ci circonda. Caro Gesù sei un tenero bambino, così prorompente di vita, Tu sei Vita stessa di Dio tra noi. Eppure nuovi Erode oggi, come alla tua nascita, seminano morte, in particolare tra i bambini non ancora nati; quelli violati nell’innocenza. Troppi piccoli muoiono ancora di fame e malattie.
Bambino di Betlemme, come vedi, nonostante il tempo passi, la situazione non migliora e quanto di bene sei venuto a portarci con la tua nascita, cresce, ma con tanta fatica. Che ne dici se smettessimo di ricordarci che è Natale ancora? Tralasciare di festeggiare la ricorrenza della tua nascita, dimenticare il tuo messaggio d’amore, come pure del fatto che tu ci sei vicino? Ma ciò non mi è possibile. Proprio non potrei! È vero, qui le cose non vanno molto bene, ma se tu non tornassi ogni anno a farti Dono di Dio nel Mistero del Natale, starei peggio. Anzi, tutti noi saremmo senza Speranza; quella che tu porti quotidianamente con la tua venuta. Continuo a Sperare che, nonostante tutto, l’amore, la fedeltà e la vita siano un bene prezioso che Tu continui ad alimentare tra noi. In questo Natale nell’avvicinarmi a Te, ascolterò l’invito di papa Francesco: “Non lasciatevi rubare la speranza”.
Benvenuto ancora tra noi, caro Bambino di Betlemme.
Con affetto.
don Francesco