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Editoriale

EDUCARE GIOCANDO

Sognare… che passione! È questo lo slogan che promuove le molteplici attività estive che la comunità cristiana ha messo in campo negli oratori. La proposta si rivolge alle famiglie, ai ragazzi/e ed agli adolescenti, quale concreta condivisione di un “patto educativo” in sintonia con le nuove prospettive pedagogiche e in linea con gli orientamenti della Chiesa, impegnata in un percorso di ricostruzione che dovrà portare a ristabilire, come ci ricorda papa Francesco, “un patto educativo globale” con le nuove generazioni. Il nostro “fare” in oratorio con i ragazzi, le ragazze e gli adolescenti non è del tipo “far ballare l’orso”, cioè l’attivare proposte di gioco e animazione per occupare il tempo; è piuttosto un “fare” che attinge a un “pensare”, meglio ancora è un “dimorare” dentro la vita con sguardo evangelico. Come don Bosco ci insegna. 

La finalità della nostra iniziativa oratoriana è di rilanciare l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovandone la passione educativa. Contestualmente, fare questo significa anche educare persone adulte in modo da sanare divisioni e conflitti, ristabilire rapporti di fraternità in comunità fraterne; combattere la tentazione a rinchiudersi in se stessi entro orizzonti ristretti, a preoccuparsi soltanto dei propri diritti e privilegi, a emarginare la vita nascente e dell’infanzia, come pure quella degli anziani. 

Come dire: la presenza e la semplicità della vita oratoriana in un quartiere fa bene alle giovani generazioni che vi partecipano, ma soprattutto agli adulti che vi abitano. In una società contraddistinta da un cambiamento d’epoca è significativo che la comunità cristiana, soprattutto nella sue realtà territoriali, dia il proprio contributo nella costruzione di identità e di visione educativa insieme ad altri soggetti di un grande “villaggio dell’educazione” per la realizzazione di un percorso che metta al centro le persone. La crescente insofferenza del mondo adulto verso i bambini, anche solo per il fatto che “schiamazzano” nel cortile dell’oratorio nei pomeriggi d’estate e la ridotta “capacità educativa” che gli adulti mostrano verso le giovani generazioni, sono un segnale dell’importante esigenza che si agisca sempre in un contesto di un rinnovato patto educativo globale. L’urgenza di ciò appare dalla rottura della solidarietà tra le generazioni. Dietro questa condizione si nasconde l’ideologia di chi non tiene in alcuna considerazione né il passato né l’esperienza degli anziani e sollecita a concentrare il proprio interesse solo su di sé e il presente.

Alla rottura della solidarietà intergenerazionale si accompagna la diffusione di comportamenti di chiusura, di isolamento come anche di “adorazione del proprio io”. Le attività con i ragazzi/e ed adolescenti nei mesi estivi intendono, anche quest’anno, portarci insieme, minori e adulti, a vivere più solidarietà nel rispetto reciproco delle diversità (sociali, culturali, religiose e sessuali), restituendo così alla fraternità la sua centralità, adottando come parole d’ordine “insieme” e “noi”. Anche la pervasiva penetrazione della cultura delle nuove tecnologie informatiche e comunicative va monitorata e circoscritta. Non si tratta ovviamente di opporsi all’uso delle tecnologie, quanto l’offrire una proposta educativa che ne abiliti i giovanissimi al loro uso critico e li orienti nelle problematicità che esse creano nella società. Infatti nonostante il moltiplicarsi di interazioni seducenti, l’impatto su bambini e adolescenti tende a provocare povertà interiore o peggio, disgregazione psicologica. 

Ben venga allora l’estate dell’oratorio, luogo nella comunità che ristabilisce relazioni tra persone capaci di presente, come pure di passato e di futuro. Un sogno? Appunto: Sognare… che passione!

don Francesco Poli