A Natale con sorpresa ho sentito alcune pesone che in chiesa fermandosi davanti al nostro Presepio posavano gli occhi su Gesù Bambino esprimendo la loro meraviglia in quanto lo vedevano sorridente: “Guarda, ci sorride! Eppure Lui dovrebbe sapere che stiamo vivendo un periodo di grande crisi!”. Frasi come queste le interpreto in senso positivo. Vogliono infatti dire: “Gesù sa bene in quale situazione ci troviamo, conosce le difficoltà, prove, dolori, delusioni,… che abbiamo, sente senza dubbio le nostre lamentele e i rimproveri che a volte gli rivolgiamo a causa del suo silenzio e – almeno sembra – della sua lontananza; eppure eccolo qui che ci sorride, quindi ci è vicino, ci conferma la sua fiducia, ci dà speranza per il futuro!”. Ebbene, chi ragiona così dimostra di vivere in modo autentico lo spirito dell’Anno della Fede, propostoci dal Papa: ha infatti percepito la presenza del Signore in sè e attorno a sè.Una presenza che invita a rimanere ancorati a Lui, sempre, in ogni circostanza, propizia o avversa. Sì, nella vita abbiamo per la verità numerosi momenti di serentà e di gioia e questi ci tonificano alquanto; ma abbiamo anche momenti di sofferenza, di sconforto, di preoccupazione, e questi – se non passano subito – ci lasciano amareggiati, ci tolgono il gusto di vivere. In tal caso ci sembra impossibile dare un senso alla nostra vita. Ebbene: un senso definitivo, senza dubbio no, però possono orientarci verso un “oltre”, non immediatamente individuabile a prima vista, ma c’è: è il Signore ed Egli è un Padre che chiama tutti noi – suoi figli – alla gioia di una profonda comunione di vita e di amore con Lui e con i fratelli. Un amore, il Suo, davvero speciale, fuori del comune. Un amore, il Suo, in cui non c’è costrizione: l’uomo può dire di no a Dio, separandosi dalla sua vita e dalla sua gioia, ma ecco la solitudine e la morte. Un amore, il Suo, in cui non c’è stanchezza o risentimento: Dio infatti non abbandona l’uomo, fa di tutto per richiamarlo a Sè. Un amore, il Suo, in cui non c’è paura: nella vicenda storica di Gesù, Dio ha avuto il coraggio di non far valere le Sue prerogative (onnipotenza, maestà,…), ha corso il rischio di non sembrare Dio pur di rivelarci la sua vera prerogativa e cioè l’amore, ha preso su di Sè il nostro peccato, il nostro dolore, per vincerli con la potenza dell’amore. Pertanto le sofferenze, se da un lato denunciano la separazione dell’uomo da Dio, dall’altro – nella luce della croce di Cristo – possono venire trasformate dall’amore divenendo una strada di maturazione spirituale e possono essere viste come una chiamata a condividere il dolore innocente e redentore di Gesù.
Ecco perchè Gesù, nella culla di Betlemme, continua a sorriderci: è con noi, perchè ci vuole molto bene.
don Ubaldo