
Le nuove tecnologie, nella loro massiccia e pervasiva diffusione, si sono impadronite, quasi soggiogandole, anche delle nostre case. Ne hanno consapevolezza quanti quotidianamente lavorano in esse come collaboratori familiari, colf e assistenti a vario titolo- e sono in prevalenza donne – impegnati in molteplici lavori relativi sia a contesti domestici sia a rapporti con persone particolarmente fragili e vulnerabili quali minori e anziani. È anche in questo ambito che l’apporto di questa innovativa cultura della tecnica sta modificando profondamente la nostra società, come già avvenne con l’utilizzo della macchina a vapore, tre secoli fa. La rivoluzione attuale, quella che ci coinvolge più direttamente, che chiamiamo 4.0 – perché si congiunge alle tre precedenti – è emersa inizialmente attraverso “The game”, i videogiochi, e si rivela ora in tutta le sue potenzialità e multiforme utilità. In ogni caso la sua rapida ed incalzante diffusione non dovrà trovarci impreparati.
Recentemente, durante la plenaria di febbraio a Strasburgo, gli Eurodeputati hanno espresso il loro voto relativamente alla politica industriale in materia di robotica e intelligenza artificiale. È stato tutt’altro che uno stop alle nuove tecnologie che, se regolamentate in maniera trasparente, potranno, nel loro utilizzo, vivamente integrare la dimensione etica del nostro esistere e presumibilmente saranno una potenziale risorsa per arricchire le nostre vite incrementando ulteriormente le capacità, migliorandole, di noi singole persone per il nostro comune bene.
Il punto di esordio e la prospettiva di scenario è, complessivamente, positiva: l’intelligenza artificiale sembra poter essere in grado di trasformare la società, come già fece la macchina a vapore tre secoli fa: la società si sta dunque evolvendo verso una più decisa prosperità, una migliore e maggiore tutela delle condizioni di salute per tutti e innovative opportunità di lavoro: alcune professioni saranno modificate e se ne avvicenderanno di nuove. Le trasformazioni e i cambiamenti interesseranno anche il settore domestico e la cura delle persone. Inoltre un più rilevante impiego della robotica e dell’intelligenza artificiale, oltre a limitare il rischio di esposizione degli esseri umani a condizioni nocive e pericolose, creerebbe innovative, più ampie e tutelate opportunità di lavoro dignitoso e di qualità nonché un incremento della produttività. Non mancano le criticità: Il colosso della consulenza McKinsey ha precisato che una rapida adozione dei processi di automazione da parte delle aziende può potare, da qui al 2030, al licenziamento di 800 milioni di persone. Un continente di disoccupati! La prospettiva è che se alcuni riusciranno ad adattarsi, riorganizzandosi, e rientrare nel mondo del lavoro, altri no. Una partita, dunque, quella delle nuove tecnologie, tutta da giocare anche perché, come sostengono i ricercatori del FMI, la loro diffusione sarà determinante nell’incremento del PIL, ma anche nell’accrescere, dilatandole, le diseguaglianze sociali.
Si apre in questi anni per la società, per la Chiesa nonché per le molteplici realtà che operano nel mondo del lavoro, una sfida culturale e sociale decisiva, una sfida che siamo chiamati a raccogliere e declinare nella visione del bene comune, della solidarietà, della dignità della persona e del lavoro. Una particolare attenzione dovrà essere posta sia a formare e riconvertire la forza lavoro di cui disponiamo al fine di rispondere alle prossime emergenti esigenze; sia a garantire la dignità della persona umana e il suo diritto ad un decoroso lavoro.
don Francesco Poli