La tradizione cristiana ha consolidato il detto: “Mese di novembre: mese dei Morti”.
E infatti molti sono i momenti e le cerimonie per ricordare i nostri Morti: S. Messe, visite al Cimitero, Triduo dei Defunti, Settimana dei Morti,… E tutto questo per dire loro un grazie sincero per il bene ricevuto, per implorare – per mezzo della loro intercessione – la benedizione e la protezione del Signore su noi e le nostre famiglie, ma anche per aver sempre presente che pure noi siamo in cammino verso la morte e quindi verso l’abbraccio definitivo con il Signore.
E noi di Colognola quest’anno abbiamo vissuto avvenimenti che ci hanno fornito pensieri sul valore della vita, sulla morte e sul “dopo morte”. Nell’ultima settimana di ottobre abbiamo avuto diversi funerali, molto partecipati, che ci hanno fatto pensare alla morte; ma soprattutto abbiamo avuto la tragica fine della concittadina Romina Acerbis. Un doloroso fatto, avvenuto nel più assoluto silenzio in un appartamentino di via Fermi: inizialmente conosciuto da pochi attraverso qualche sussurro, ma poi diffuso in tutte le famiglie dai mass-media locali e anche nazionali. L’Eco di Bergamo ne ha dato notizia in prima pagina, con questo titolo: “Strangolata dal marito dopo un lite”. E i sottotitoli: “Si erano separati”. “Lui era agli arresti domiciliari”. “Lei gli voleva bene e nonostante la separazione l’ha sempre aiutato”.
La notizia ci ha scosso tutti. Purtroppo siamo abituati a sentire simili fatti; di solito ne facciamo oggetto di qualche discorso al bar e tra amici e poi lasciamo cadere tutto, in quanto – diciamo – sono fatti che riguardano persone lontane. Questa volta invece l’omicidio è avvenuto tra noi, vicino alle nostre case, e riguarda una giovane donna (28 anni) che percorreva le nostre strade, frequentava i nostri negozi, salutava e sorrideva a chiunque. Una di noi! D’accordo: era molto riservata, da poco tempo risiedeva a Colognola, usciva di casa soprattutto per recarsi al lavoro; pertanto è comprensibile che non fosse molto conosciuta tra noi. Il dramma familiare poi che aveva nel cuore la portava a chiudersi. Per fortuna ebbe dei vicini che l’accoglievano in casa loro, come figlia e sorella e così riusciva a superare quei momenti di solitudine e di sconforto che avvertiva in sé; anche i genitori non l’hanno mai lasciata: ogni settimana le facevano visita, assicurandole di essere sempre pronti a riaccoglierla in famiglia. Ma il cuore è cuore e lei ha sempre creduto all’amore!
Dicevo: Romina era una di noi e la sua tragica fine ci ha toccati.
Siccome però ogni avvenimento non capita a caso, ma è sempre un richiamo per chi ne viene a conoscenza e non vuole essere uno spettatore superficiale, ecco che questa tragedia pone a noi diverse riflessioni: quale senso diamo alla vita, come consideriamo la morte, che visione abbiamo del dopo-morte. Ebbene: queste riflessioni nel mese di Novembre sono quanto mai opportune!
Tuttavia altre riflessioni sono opportune, proprio a partire dal dramma di Romina: come essere vicini a chi soffre per solitudine, a chi si sente abbandonato, a chi chiede di essere ascoltato, a chi stende la mano, ecc.
Cristo nel Vangelo ci ha dato risposte valide e concrete. Allora coraggio!
Don Ubaldo