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Editoriale

NATALE: UNA NOTTE DI LUCE

Fu una notte di luce quella di duemila anni fa… A Betlemme, la città di origine del re Davide, in mezzo al trambusto provocato dal censimento, Maria, la sposa di Giuseppe, dà alla luce il suo primogenito, in un alloggio di fortuna. A fargli da culla è dunque una mangiatoia. Un avvenimento che senz’altro sarebbe passato inosservato se i pastori non avessero avuto un annuncio insolito, da parte dell’angelo del Signore: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. Il segno offerto, al di là dei titoli altisonanti, è piuttosto modesto: “troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.

È in questo modo che è stato annunciato colui che è la luce del mondo. A riconoscerlo per primi sono alcuni pastori che, nella notte, ricevono un messaggio di gioia e vengono inondati di luce. Lasciarono i loro accampamenti, si diressero verso quel povero riparo e trovarono il bambino appena nato. Ma fu una notte di luce per tutta l’umanità. Le tenebre venivano finalmente spezzate: entrava nella storia colui che è la “luce del mondo”. Lo faceva in modo del tutto inconsueto: facendosi uomo, venendo alla luce come ogni figlio degli uomini, sperimentando subito, fin dall’inizio, i disagi della condizione umana.

A partire da quella notte nessuno può dire di attraversare una storia in cui è calata una coltre di buio totale. Poiché la luce vera è venuta nel mondo, tutti coloro che lo desiderano, che lo vogliono, possono lasciarsi illuminare da quella luce e godere di quel chiarore.

È una notte di luce questa anche per noi. Anche noi, come i pastori, abbiamo dovuto sfidare l’oscurità. Anche a noi viene mostrato un bambino deposto nella mangiatoia. E le parole di quella notte le continuiamo ad ascoltare e a ripetere. Chi può dire, a questo punto, di essere abbandonato a se stesso, alle sue sofferenze e ai suoi mali? Quella luce rivela un Dio che si fa prossimo, un Dio che viene nella debolezza, un Dio compassionevole. Chi può dire che il disorientamento è completo e non sappiamo più dove andare, che strada prendere? Quella luce indica una via che conduce alla felicità, alla pienezza della vita.

È una notte di luce questa anche per tutti quelli che sono piccoli e poveri, che hanno carichi troppo pesanti da trascinare, che attendono un segno di bontà e di tenerezza da parte di Dio. È una notte di luce per tutti quelli che sono giunti preparati a questa celebrazione, ma anche per quelli dell’ultima ora, afferrati da una nostalgia di Dio che non possono tacitare o controllare. È una notte di luce per tutti quelli che cercano, senza stancarsi, per quelli che invocano un sostegno e una presenza, per coloro che attendono misericordia e grazia per cambiare vita.

Sia, allora, anche per noi una notte che dà luce a tutti i nostri giorni.

È l’AUGURIO che con viva cordialità porgiamo a tutti.

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