Essi ascoltavano con assiduità l’insegnamento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla cena del Signore e pregavano insieme.
Questo versetto degli Atti degli Apostoli (2,42) ispira sinteticamente il cammino della comunità nel nuovo anno pastorale. Uno slogan ne riassume il messaggio: Cristiani insieme: gioiosi testimoni del Signore nel quartiere. Vogliamo così sentirci parte del tessuto diocesano e dare continuità al cammino che insieme abbiamo intrapreso, ad un anno di distanza dall’inizio del mio servizio pastorale in questa comunità. Infatti proprio lo scorso ottobre, incontrandoci per la prima volta attorno al Signore Crocifisso e Risorto ci eravamo dati quattro parole di riferimento, un obiettivo e un tempo per il cammino.
Le quattro parole: Collaborazione. Siamo innanzitutto invitati a testimoniare con l’esempio il mandato evangelico alla fraternità tramite la collaborazione tra le persone e i gruppi che la compongono. Comunione. Siamo infatti radunati dal Signore e costituiti come comunità chiamata alla comunione; comunione di persone che grazie all’azione dello Spirito Santo celebra i Misteri di Dio tramite i sacramenti e vive la fede nella storia. Formazione è la terza parola del cammino. Vivere in un modo nuovo l’esigenza di conoscere le cose della fede e della vita. Una formazione non tanto “operativa”, cioè finalizzata alle attività da fare, ma assunzione di un nuovo stile di vita cristiana. Infine la parola Missione. Essere cioè una comunità missionaria, non solo perché attenta al “mondo missionario” di quanti si trovano lontano per testimoniare Cristo tra i poveri e gli ultimi del mondo, ma che si sente parte di un mondo da evangelizzare. Iniziando dal “nostro stesso mondo ecclesiale”.
L’obiettivo da raggiungere con la grazia del Signore: la vita della comunità deve avere un solo desiderio che cioè tutti ci lasciamo incontrare da Cristo per fare insieme esperienza del Suo amore nella fraternità. Ci siamo dati anche un tempo che sia “tempo Kairos” cioè fecondo. Tempo dell’abbondante grazia di Dio e, contemporaneamente, tempo della libertà responsabile di ciascuno. Tre anni per percorrere un tratto di cammino comunitario in cui il dono di Dio che, come seme feconda la nostra vita, trovi l’impegno della nostra libertà che si fa terreno accogliente e fertile in cui il seme di Dio maturi fino alla sua pienezza.
Appare, sempre più evidente, l’esigenza di scuoterci da una certa apatia nella vita di fede; soprattutto dal rischio che può indurre la comunità a ripiegarsi su di sé, continuando a perpetuare se stessa: facendo le stesse cose, allo stesso modo e con le stesse persone. È sorprendente invece scoprire che, per poter essere davvero Cristiani insieme: gioiosi testimoni del Signore nel quartiere, è impossibile guardare solo in un’unica direzione. Lasciamoci stupire ancora da Colui che, inatteso, ci raggiunge e, come capitò ai due viaggiatori di Emmaus, ci riscalda il cuore conversando con noi lungo la strada e si dona nostro unico Signore nello spezzare il pane.
don Francesco