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Editoriale

SANTO CHI?

Oggi non è sufficiente essere santi: è necessaria la santità che il momento presente esige, una santità nuova, anche senza precedenti. Simone Weil

Un papa, due preti, quattro laici: sono sette le persone canonizzate da papa Francesco lo scorso 14 ottobre. In piazza S. Pietro erano in tantissimi: la metà dei cardinali, duecento vescovi e una folla immensa di popolo proveniente da tutto il mondo, anche dal Salvador e dalla Bolivia. Sotto il cielo di Roma, un popolo santo in preghiera. Un’esperienza di fede che ci induce ad intendere come la santità sia una prerogativa cristiana acquisibile in questa vita. Infatti lo affermava con convinzione Giovanni Paolo II: Siamo tutti chiamati ad essere santi già in questa vita. Una necessità, quella della chiamata alla santità, che per noi cristiani inizia oggi, qui sulla terra, per concretarsi poi nella sua risoluzione totale in unità con Dio.

La santità è la condizione in cui il Signore ci vuole al suo cospetto, l’attributo in cui Dio si manifesta attraverso di noi, la straordinaria azione dello Spirito in noi che ci plasma a somiglianza di Gesù. Essa inizia su questa terra con il battesimo ed è destinata a essere vissuta in pienezza nella vita eterna. A questo ci abilita: a vivere la nostra comunione con Dio. L’apostolo Paolo, nelle sue lettere, ci svela il grande disegno di Dio: «In Lui – Cristo – ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1, 4); «Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo» (Rm 8, 29).

Una storia, la nostra, segnata dal male che ci rende peccatori dall’origine. Una condizione quella umana e del creato che, certamente, mostra tutta la fragilità, la limitatezza e l’inconsistenza della condizione creaturale: esperienza di finitudine perché mortali, mortali perché peccatori. Tuttavia anche oggi chiamati da Dio a quella vocazione che qualifica come santi: santi per Grazia, non per merito. Papa Francesco nell’omelia della Messa di canonizzazione di questi sette testimoni ci ricordava: Gesù cambia prospettiva: dai precetti osservati per ottenere ricompense all’amore gratuito e totale. Ci si fa santi se ci apriamo all’Amore. Continua papa Francesco: Il problema è dalla nostra parte: il nostro troppo avere, il nostro troppo volere ci soffocano, ci soffocano il cuore e ci rendono incapaci di amare.

Riscopriamo il dono della nostra santità radicata nella grazia del battesimo; è essa che ci innesta nel Mistero pasquale di Cristo, ci dona il suo Spirito e la sua vita di Risorto. Una santità immeritata, ma offertaci dal Signore che rende cristiani, ci lega indissolubilmente al destino di Cristo e ci introduce in un percorso di vita che si perfeziona quanto più il nostro modo di pensare e di agire si avvicina al Suo. Così come ci ricorda il Vaticano II: I seguaci di Cristo, chiamati da Dio e giustificati in Cristo Gesù non secondo le loro opere, ma secondo il disegno e la grazia di Lui, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina e, perciò, realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere e perfezionare, vivendola, la santità che hanno ricevuto. (LG 40). Santi chi? Noi!

don Francesco Poli