All’inizio del 3° millennio uno scrittore cristiano si chiedeva: “Il 1° millennio, per la Chiesa, è stato caratterizzato dall’impegno di fondare e radicare il Vangelo nelle varie culture, allora conosciute; il 2° millennio: realizzare la “cristianità”! Ma il 3° come sarà?”
E continuava: “Già il Concilio e – per altro verso – la secolarizzazione ci hanno tolto – nel vivere il Vangelo – tante incrostazioni storiche e ci hanno spinto a camminare su una via dove l’essere Cristiani è esclusivamente frutto di scelta libera e consapevole. Dunque: meno sostenuti dal contesto socio-culturale, ma più convinti e più responsabili, sicuri che il messaggio del vangelo oggi arriva alla mente e al cuore delle persone tramite la testimonianza di vita e il dialogo “dei credenti”.
Ora: dopo 11 anni del nuovo millennio che giudizio si può dare? C’è stata in noi Cattolici una seria e convinta crescita nella fede, visto che ormai il contesto socio-culturale non ci sostiene più, anzi ci orienta preferibilmente al dubbio e al relativismo?
Il Papa recentemente ha avuto queste espressioni circa la fede in Europa: “La crisi della Chiesa in Europa ha il suo nocciolo nella crisi della fede!”. E ancora: “Il Cristianesimo in Europa è afflitto da stanchezza di fede”!
Espressioni forti, anche se non pessimistiche. Ci devono far riflettere. Se il messaggio del Vangelo oggi arriva ai fratelli soprattutto dalla nostra testimonianza convinta e responsabile, allora è doveroso riflettere sulla qualità del nostro credere.
Non sono credente cattolico perché “so che c’è qualcosa o qualcuno sopra di noi”: questa è una fede che non incide nella vita; neppure sono credente perché ho letto il Vangelo e qualche volta prego”.
La fede, infatti, non dà solo alcune informazioni sull’identità di Cristo, ma suppone una relazione personale con Lui, l’adesione di tutta la persona, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla manifestazione che Dio fa di se stesso.
Fede e sequela di Cristo sono in stretto rapporto. E, dato che suppone la sequela del Maestro, la fede deve crescere, farsi più profonda e matura, nella misura in cui si intensifica e rafforza nella relazione con Lui.
In parole più semplici, fede è dire così a Gesù e poi viverlo: “Gesù, io so che Tu sei il Figlio di Dio, che hai dato la Tua vita per me. Voglio seguirti con fedeltà e lasciarmi guidare dalla tua Parola. Tu mi conosci e mi ami. Io mi fido di Te e metto la mia intera vita nelle Tue mani. Voglio che Tu sia la forza che mi sostiene, la gioia che mai mi abbandona”!
Dunque: pregare così e vivere di conseguenza. Il Signore ci ascolta e sicuramente ci sostiene.
Allora, con umiltà supplichevole e con serena fiducia: “Credo, Signore, ma aumenta la mia fede”.
don Ubaldo