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Editoriale

DOVE ANDREMO, SIGNORE?

“Volete andarvene anche voi?” La domanda di Gesù risuona ancora attuale rivolta a noi che non ci siamo allontanati da questa esperienza di Chiesa, che non siamo andati via.  All’ interrogativo evangelico è Pietro apostolo  a rispondere prontamente: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!” Mostrando così la sua fedeltà di discepolo e amico, come a dire: “Tu solo, Padre, sei il mio tesoro, sei la mia ricchezza”. E sia questa anche la nostra risposta a Gesù in questo inizio di cammino pasquale.

Analogamente ad una partita di calcio, la società odierna nella sua transizione prende posto in un metaforico stadio: le tifoserie occupano gli spalti e le tribune, si sta per dare inizio alla sfida. Al fischio d’inizio un fremito pervade tutti i partecipanti, è il segnale che si è arrivati al momento della verità: si vince o si perde. Non è previsto il pareggio. È la partita finale, la gara decisiva, due potenze si affrontano disputandosi il trionfo. Da una parte lo Spirito Mondano, con tutte le sue lusinghe e inganni; dall’altra Cristo potenza che debella il Male dalla terra. Sfida finale tra due poteri antagonisti, non uguali. Ed è così che si esprime la preghiera all’imposizione delle ceneri di inizio della quaresima: “Concedi a noi o Signore, di iniziare il combattimento cristiano, con l’osservanza di questo sacro digiuno, perché siamo fortificati dalla penitenza nella lotta contro gli spiriti del male”.

Nella partita decisiva tra la vita e la morte, tutti siamo invitati a prendere posizione, non è consentito il chiamarsi fuori o l’imparzialità. Quanti portano in sé, con il battesimo, i colori della “squadra di Dio” sono implicati nella partita tra la vita e la morte. Nessuno può dire di non essere fra i chiamati: vecchi, infanti, giovani e adulti siamo coinvolti: “radunate il popolo…. Chiamate i vecchi, riunite i fanciulli anche i lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo”(Gl 2, 16). 

Il Padre, in questa sfida decisiva ha schierato in campo, inviandolo tra noi, suo Figlio Gesù il quale ci porta alla vittoria attraverso la sua Croce. L’azione è decisiva: il donarsi tutto. Con il Suo sacrificio ha così opposto una resistenza totale all’avversario, rifiutando compromessi.  Si è dato tutto fino alla fine, aprendo la strada alla nostra vittoria: la via del ritorno al Padre.  La vittoria di Cristo sul Male è infatti la nostra liberazione: siamo stati riconciliati con Dio. In questa partita decisiva tra la vita e la morte vediamo in campo comportamenti diversi. All’avversario, lo spirito del male. compete la violenza, il sopruso, l’inganno e la menzogna, lo sfruttamento dei viventi. Mentre a Cristo e a noi, suoi discepoli, il Padre non consente di utilizzare le stesse armi dell’avversario. Monito accolto non quale atto di debolezza o sottomissione verso l’avversario, piuttosto quale  indicazione capace di alimentare l’unica e vera coscienza filiale che ci fa dire con Gesù: ”Tu solo, Padre, sei il mio tesoro, sei la mia ricchezza”. È infatti la fiducia obbediente e incondizionata di Gesù, a cui uniamo liberamente la nostra, che ci rende vittoriosi sulle realtà del mondo limitatamente volte a una sterile e angusta visione utilitaristica. È la Pasqua la sola e vera  vittoria che oggi ci consentirà di ripensare in maniera nuova la dignità umana e il valore inalienabile di ogni vita; è Essa la sostanza vitale, determinante, che ci converte a quel mondo nuovo che identifica come sua origine il Dio d’Amore. Per questo diciamo con Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!”

don Francesco Poli