
“Cristo è risorto! È veramente risorto!” (Dalla Liturgia)
La Risurrezione di Cristo segna il rinnovamento della nostra vita come dell’intero creato. Uno dei segni caratteristici della fede nella Risurrezione è il saluto tra i cristiani ispirato alle parole: “Cristo è risorto! È veramente risorto!”. È una professione di fede e un impegno di vita. Infatti, da credenti viviamo della certezza che origina dal giorno di Pasqua, una speranza che non svanisce nemmeno nel tempo della prova, della sofferenza e della violenza come sperimentiamo in questi giorni.
Tuttavia, oggi, questa fiduciosa serenità della fede che vive dell’esperienza pasquale, in molti cristiani è evaporata. Tra le pieghe della vita feriale la comunità credente sembra sempre più estraniata dall’esperienza di serenità che caratterizza quanti vivono settimanalmente la Pasqua del Signore. Al suo posto si va diffondendo nel vivere quotidiano, una sensazione di sfiducia, di impotenza e di crescente preoccupazione per i fatti drammatici che le vicende quotidiane ci costringono a subire. È il Venerdì Santo del XXI secolo. Il volto dell’uomo, come quello di Gesù, è schernito, insultato, ricoperto da sputi e percosso dall’uomo stesso. Volto e volti che si vedono nei campi di battaglia, sui barconi di un mare in tempesta, tra fila di donne e bambini in fuga dalla guerra. Il progresso economico, scientifico e tecnologico crescente e pervasivo avrebbe dovuto renderci più liberi, responsabili e fraterni. Invece le sue ramificazioni talora ci avvinghiano sempre più, facendoci rivedere quei demoni che, con tanto impegno, avevamo ritenuto sconfitti definitivamente. È questa una Pasqua attraversata dalla Croce di Cristo, una Pasqua in cui Gesù grida ancora dalla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Questa preghiera di Gesù al Padre è anche oggigiorno raggiunta dalla nostra stessa preghiera a Dio: “Perché?”. Perché il male e il dolore innocente? La Pasqua di Resurrezione consegni la nostra invocazione di aiuto, la nostra preghiera, alla preghiera di Gesù al Padre. Gesù, uno di noi: Dio patisce insieme al suo popolo.
Sentiamo la Sua Pasqua di morte e resurrezione come la nostra Pasqua di redenzione. Una redenzione che avviene attraverso il dolore e la sofferenza e non come invece vorrebbe una certa cultura nichilista: solo redenzione e liberazione dal dolore e dalla sofferenza. Sul modello ed esempio della Pasqua comprendiamo come, se necessario, l’uomo e la donna siano chiamati ad attraversare anche il dolore e la sofferenza. È appunto questa la testimonianza di tutte le resistenze contro la violenza e il male oggi attestate nel mondo. Viene così richiamato il valore della lotta dentro la sofferenza e la violenza, quale dimensione catartica del vivere umano, dimensione che oggi sfugge sempre di più e che tuttavia costituisce il cuore dell’annuncio pasquale, attraverso il quale è possibile comprendere l’agire cristiano nel mondo e per il mondo. Uomini e donne impegnati nella lotta contro il dolore e la violenza, cercano di liberare l’uomo ferito e in esso il volto di Dio. Adoperandosi per lenire le sofferenze e le violenze su donne, uomini e bambini, si attua il miglior servizio all’umanità, si riconoscono e affermano valori fondamentali: la dignità umana, la libertà e la fraternità universale. Ecco, è proprio questo il miracolo della Pasqua: con il Cristo risorto il mondo cambia! Se ci uniamo a Lui il dolore, la sofferenza e i lutti cesseranno. Lui lo ha fatto per tutti e noi. Noi uniti a Lui, lo rendiamo possibile oggi. Buona Pasqua.
don Francesco Poli