Si racconta che in Germania, una sera del 1946, due uomini, amici da lunga data, reduci dalla guerra, si incontrano: parlano del loro vissuto, delle vicende belliche, bevono qualche bicchiere di birra; ma a un certo punto la discussione si accende su temi politici e partitici, fino a giungere alle mani, fino all’estremo: uno estrae la pistola e uccide l’altro. Nessuno ha visto e sentito, nessuno lo incolpa. Ma la sua coscienza lo tormenta. Per sgravarsi di questo peso, va da un amico avvocato. Risposta: “Non posso far nulla, tu conosci la legge, allora…”. Va da un Pastore protestante. Risposta: “È un gesto troppo grosso, pregherò e farò pregare per te!”.
Il peso sulla coscienza c’è ancora! Va allora da un Sacerdote cattolico: si chiariscono le responsabilità per la riparazione, ecc., ma alla fine, ecco: “Io ti assolvo – perdono – dal tuo peccato nel nome…” e mettiti davanti al Signore che con questo gesto di perdono ti dimostra che ha infinito amore e intatta fiducia in te”.
Quell’uomo si sente trasformato: è libero internamente, è sicuro che Dio lo sta ancora guardando con amore.
“Io ti assolvo…”: solo il Prete, in terra, può dire così!
“Questo è il mio corpo…, il mio sangue”: solo il Prete, in terra può chiamare sull’altare Gesù, in forma sacramentale. E fa questo non per sua scelta, ma perché chiamato direttamente dal Signore, e incaricato (“mandato”) ufficialmente da Lui.
In S. Marco si legge a riguardo degli Apostoli: Gesù pregò, poi chiamò “quelli che Egli volle”, perché stessero con Lui e poi li mandò ad annunciare…
Protagonista, dunque, in assoluto è il Signore: Egli sceglie uno perché stia con Lui (ecco dunque: Prete “uomo di Dio”), e poi mandarlo ai fratelli, ma nella sua nuova qualità-dignità di uomo di Dio, e precisamente uomo che è e rimane in contatto con Dio e porta Dio in modo autentico ai fratelli.
Negli elogi funebri dei Sacerdoti, spesso si sente: “Ha costruito, ha organizzato, ha fatto divertire, ha aiutato, stava volentieri con i ragazzi-giovani…”, Notizie belle; mettono in evidenza la disponibilità e l’interessamento del Prete per le persone, secondo i doni ricevuti. Ma non ci si può attendere soprattutto questo dal Prete: infatti, egli non è un imprenditore, un manager, un assistente sociale! È essenzialmente un uomo che porta Dio! E lo fa sia liturgicamente, con i Sacramenti, sia annunciando la Parola di speranza e di luce, sia con la testimonianza di vita, amando e donandosi generosamente e gratuitamente ai fratelli, specialmente quelli che sono in difficoltà e nel bisogno, quelli che agli occhi della gente sono considerati “ultimi”.
Don Ubaldo