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Editoriale

DAL SELFIE AL FARE MEMORIA:
EUCARISTIA AL CENTRO DEL VIAGGIO

La stagione che si dischiude porta con sé il desiderio di vacanza: la smania di “fare”, magari insieme ad amici, anche solo un breve viaggio: un’esperienza gradevole, interessante: vivere momenti riposanti come ci è già capitato in altre occasioni. Visitare dei luoghi, regalarsi un pò di quiete ristoratrice, al mare o in montagna, concedersi una rilassante camminata tra ameni paesaggi … Il tutto immortalato dall’immancabile selfie, paradigma per fissare e “fare memoria” di quel vissuto.

Anche l’esperienza della fede, che ha come cuore la gioia, ci regala una ininterrotta, immutabile e duratura “vacanza”. La vita cristiana, se volessimo rappresentarla con un selfie, fotografa, nel suo “fare memoria”, il nostro stare a tavola con Gesù nell’Eucaristia. Testimonianza di Gesù che spezza il pane, un entrare nella Sua Pasqua. Lo stesso popolo d’Israele vedeva nell’evento della Pasqua il passaggio del Signore tra il suo popolo e l’esodo dall’Egitto verso la Terra Promessa (il viaggio): evento fondativo la cui memoria permane nel tempo. Anche per noi cristiani la Pasqua che celebriamo ogni domenica nell’Eucaristia ha caratteristiche analoghe: ogni volta che ci nutriamo del pane consacrato riproponiamo il fare memoria della Cena di Gesù. Il cuore del nostro viaggio, del viaggio di vita di noi battezzati è dunque l’Eucaristia, evento di Grazia che continuamente si rinnova, esperienza vitale con Gesù e i fratelli, da reiterare con un “selfie”. È dunque l’Eucaristia, il consegnarsi del Signore a noi nel pane e nel calice dell’ultima cena, che ne anticipa la morte e la resurrezione. Nella notte in cui veniva tradito, Gesù compie un’azione di Grazia sul pane e sul vino e ad entrambi da’ la valenza nuova del suo corpo e del suo sangue aggiungendo: “Fate questo in memoria di me”. La “cena del Signore” o la ”frazione del pane”, è dunque un’azione memoriale che propone in maniera incisiva nei segni del pane e del vino il corpo per noi dato e il sangue per noi versato che diventano cibo per la vita spirituale. In questo senso il “fare memoria” o il ricordare ciò che Gesù ha fatto nell’ultima cena con i suoi discepoli è molto di più e di certo diversamente significativo dal fissare con un “clic” dello smartphone o della macchina fotografica un momento della nostra vita.

Infatti il fare memoria dell’evento eucaristico e il rinnovarlo ci rende partecipi dello stesso avvenimento. Il nostro essere dentro il “Fatto dell’Eucaristia” non è consegnato allo sterile esercizio del ricordo, ma al fare dell’amore. Proprio il Vangelo di Giovanni che fissa l’esperienza della Cena di Gesù nel gesto della lavanda dei piedi ci avverte di come il vivere la Memoria dell’Eucaristia sia per noi, discepoli dell’epoca attuale e di ogni tempo, un partecipare con i gesti concreti della carità quotidiana alla carità stessa di Cristo che si consegna a noi nel gesto eucaristico. “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”…. Fate così anche voi!

“Non siate turisti della vita”, così ha detto papa Francesco parlando ai giovani nel suo recente viaggio a Genova. Perciò, anche se quest’estate saremo turisti o vacanzieri, non viviamo mai la fede con la mentalità del gitante.  Non sia il nostro credere come una pratica del selfie che ci porta a immortalarci davanti all’esperienza cristiana, ma sia la nostra fede il continuo far memoria dell’evento pasquale che rimane l’immagine viva che nutre il nostro viaggio.

don Francesco Poli