Categorie
Editoriale

I Cristiani e le prossime elezioni. Alcune domande.

Febbraio-2014L’appuntamento elettorale della prossima primavera per l’elezione di molte Amministrazioni Comunali, oltre che per i rappresentanti al Parlamento Europeo, avviene in un tempo storico nel quale, a fianco di una forte crisi economica che investe la quotidianità della vita anche di molte famiglie bergamasche, si evidenzia un preoccupante disorientamento della comunità. Il deterioramento dei legami sociali e il generale indebolimento della struttura sociale in cui essi sono inseriti non fanno che alimentare, anche a Bergamo, inquietudine e senso di disagio. Un disagio e disorientamento che nella quotidianità si traducono in precarietà e fragilità psicologica; precarietà e fragilità abitativa, lavorativa e scolastica; precarietà e fragilità nella famiglia, negli affetti e nelle relazioni.

La crisi che stiamo attraversando non è solo finanziaria ed economica, ma anche e soprattutto crisi di socialità, di solidarietà reale vissuta nel contesto quotidiano. È il prevalere della cultura e dell’etica individualistica neoliberista che riduce la persona ad individuo, utente.
La stessa realtà bergamasca appartiene a quel contesto socio-economico e culturale del nord del Paese che è ormai entrato in una nuova stagione della convivenza umana. I cambiamenti più radicali riguardano le forme con le quali le persone e i gruppi realizzano i momenti più comuni e ordinari dell’esistenza (lavoro, affetti, comunicazione, formazione, educazione, religione, informazione, etc). A fianco di queste trasformazioni dell’esistenza si deve aggiungere il passaggio ad una società multietnica, che determina per le persone l’esperienza assolutamente nuova di non esaurire mai la propria identità in un solo sistema di pensiero e di valori, ma di vivere nel contempo molteplici appartenenze. Basti pensare ai “mondi” diversi che incontrano bambini, giovani e adulti all’interno di una sola giornata passando attraverso differenti luoghi e attività.

La stessa politica sempre più spesso è considerata attività irrilevante; spesso vissuta con senso di fastidio e disinteresse; sempre più ridotta a semplici slogan televisivi piuttosto che strumento per permettere a tutti gli uomini di realizzare pienamente e dignitosamente la propria vita.
Alla luce di questo scenario impegnativo, come è possibile dare speranza? Qual è il compito delle autonomie locali, dello Stato e dell’Europa nella costruzione di una società più giusta ed umana? Qual è la concezione dell’uomo cui i vari candidati e partiti intendono ispirarsi quando si disciplinano settori (sociale, istruzione, sanitario, ambiente, ecc.) che riguardano la persona? Quale attenzione viene riservata ai poveri di casa e non nelle scelte programmatiche locali, nazionali e sovranazionali? Come regolare saggiamente una società sempre più multietnica e plurireligiosa? Come costruire un’Europa ed un nuovo ordine mondiale che tutelino e promuovano la dignità di ogni suo abitante? Quali sono le responsabilità personali e collettive verso l’ambiente e la salvaguardia del creato? Come recuperare e riscoprire la partecipazione alla vita del territorio?

Vi è un diritto dovere per tutti, a seconda del proprio ruolo, di partecipare responsabilmente alla vita sociale e politica del territorio, riconoscendo e ricercando anzitutto ciò che unisce. Questo comporta lo sforzo di far rinascere e consolidare un “clima umano” nel quale l’avversario politico non è visto né trattato come nemico, ma come persona che intende concorrere a rendere più giusta la convivenza, seppure con un’ottica diversa, proponendo strade a volte differenti o contrapposte. È il riconoscere e il verificare se davvero si ha a cuore la costruzione di una città terrena secondo i valori della giustizia, della solidarietà e della pace.

don Francesco