La Quaresima che abbiamo aperto mercoledì 1 marzo con le ceneri, ci offre ancora una volta l’opportunità di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità. Una frase della Lettera agli Ebrei così dice: “Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone” (10,24). Alla luce della necessità di vivere la carità di Cristo, fare quaresima significa in primo luogo assumerci la responsabilità verso il fratello. Anche oggi risuona con forza la voce del Signore che chiama ognuno di noi a prendersi cura dell’altro. Anche oggi Dio ci chiede di essere ‘custodi’ dei nostri fratelli, di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell’altro.
L’esigenza di attenzione all’altro comporta il desiderare per lui il bene, sotto tutti gli aspetti: fisico, morale e spirituale. Oggi è opportuno che poniamo maggiormente attenzione spirituale e morale al “fratello”. In genere, l’attenzione caritatevole verso il prossimo si pone esclusivamente nell’ottica di un impegno materiale nel dare delle cose: dal mangiare, al vestire, ad un luogo di riparo… Appare altresì sempre più urgente porre una maggiore attenzione al fratello bisognoso nella cura degli affetti, spiritualmente e moralmente. C’è necessità di riscoprire un aspetto della vita cristiana che risulta poco frequentato: quello della responsabilità spirituale verso il prossimo.
Un altro elemento con il quale esercitarci nella carità cristiana in questa quaresima è quello della pratica del “dono della reciprocità”. Nella preoccupazione concreta verso i più poveri ogni cristiano può diventare fattivamente sempre più evangelico. Mentre faccio qualcosa di concreto per il fratello bisognoso, donando qualcosa di mio, anch’io ricevo qualcosa in dono da lui. Questo scambio nella reciprocità è “dono”. L’attenzione reciproca ha come scopo il mutuo spronarsi ad un amore effettivo sempre maggiore. Il tempo che ci è dato nella nostra vita è prezioso per scoprire e compiere le opere di bene, nell’amore di Dio. Così facendo è la Chiesa stessa che cresce e si sviluppa per essere sempre più simile al suo Gesù.
Il cammino quaresimale è tempo di grazia che ci coinvolge tutti nella carità a 360 gradi: aiuto concreto per la fame materiale e spirituale del fratello bisognoso, crescita reciproca nella correzione fraterna, arricchimento continuo nel “dono di reciprocità”. E così la conversione della vita, scopo primario del cammino quaresimale, non sarà solo un bene personale di chi lo vive, ma dono meraviglioso di tutta la Chiesa.
don Francesco Poli