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Editoriale

Testimoni di speranza

Gennaio-2015“Non possiamo esimerci dall’impegno per
costruire un mondo umano che poggi su quei valori necessari
oggi per abitare la città”.

Alcune considerazioni rispetto alla situazione presente e su come raccogliere la sfida per essere testimoni credibili di una speranza viva, oggi. È innegabile che il contesto sociale nel quale ci troviamo permane nelle sue caratteristiche di problematicità: non si tratta, infatti, di far fronte ad una crisi solo occupazionale, ma di affrontare una crisi epocale, che coinvolge sia la dimensione sociale, come pure quella culturale e spirituale. Di fronte a tutto ciò è necessario riconoscere il punto di partenza che ci permette di affrontare tale sfida: riaffermare la centralità della persona e la sua dignità. Infatti la persona ha il primato nella vita economica, davanti a organismi e strutture, nei confronti delle autorità politiche, nei riguardi delle regole e delle leggi. Come essere, dunque, testimoni credibili di una speranza viva per l’uomo contemporaneo? Come può essere raccolto personalmente e comunitariamente l’invito alla speranza?

Mi pongo questo interrogativo all’inizio di un nuovo anno, quando più che mai preme l’esigenza di mutamenti profondi che richiedono la capacità di porre in atto scelte coraggiose in ogni ambito della vita personale e sociale. La stessa comunità cristiana avverte l’urgenza di una più decisa presa di coscienza dei profondi cambiamenti che l’umanità dovrà affrontare, per continuare a testimoniare il Vangelo. Tra le priorità che richiedono testimonianza, la più urgente, appare quella di tessere socialità; alimentare nuove relazioni tra gli uomini che siano degne dell’uomo stesso e corrispondano al disegno mirabile di Dio di fare dell’umanità una sola famiglia.

Il punto di partenza si identifica nell’esigenza di favorire un più ampio ascolto reciproco; ascolto dell’uomo nella sua realtà più profonda. Colgo infatti tre rischi che minacciano il tessuto sociale anche del nostro territorio: la violenza, la solitudine e la corruzione. Si va diffondendo una violenza latente che contrasta la dignità di quanti non alzano la voce o non hanno la forza di farsi sentire. Cresce poi una solitudine mortale di quanti non si sentono in alcun modo difesi o tutelati dalla società. Inoltre, permangono e si accrescono varie forme di corruzione morale, economica e amministrativa che sono come un cancro che rode dall’interno ogni bene promosso dalla comunità. Dobbiamo avere più coraggio nel combattere questi mali della città contemporanea.

Come possiamo allora proporre gesti di speranza nella situazione odierna? Dobbiamo riconoscere in primo luogo come la speranza sia qualcosa che non si possiede. Essa ci sta di fronte: riguarda il futuro. La speranza ha a che fare con il Regno nella sua pienezza; essa è prima di tutto dono di Dio. Per un altro aspetto, la speranza, ha anche una valenza terrena, essa è da promuovere tra gli uomini perché incide fortemente nella costruzione della città dell’uomo. La speranza chiama in causa la responsabilità di tutti. Non possiamo esimerci dall’impegno per costruire un mondo umano che poggi su quei valori necessari oggi per abitare la città: la giustizia, la libertà, la fraternità, la pace, i diritti umani, il lavoro, la lotta alle emarginazioni, alla fame. Un impegno personale e comunitario che appoggi sulla speranza che un futuro migliore è davvero possibile. Già da oggi.

don Francesco