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Editoriale

Ti vedo, sei qui!

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. 1 Pt 1, 3

Cristo è risorto! Abbiamo atteso l’annuncio preparandoci, in questa trascorsa quaresima, ad accoglierlo. Questa oggi è una realtà per tutti noi credenti: Gesù di Nazareth, il Redentore è Risorto!

Il Suo sacrificio e il Suo trionfo sulla morte sembrano inverosimili… Inverosimili per chi, oltre al riscontro dei fatti, non è illuminato dalla fede. La Risurrezione, verità incontrovertibile per ogni credente, ci pervade: Gesù è vivo, manifesto, raggiungibile: è Amore. Vicino e presente nelle molteplici testimonianze della sua vittoria sulla morte. Egli è tra noi non più nell’aspetto corporeo, come siamo abituati a vederci e riconoscerci tra umani, ma bensì nel segno del Cristo Glorioso, Lui, presenza del Mistero.
È grazie al racconto di Tommaso riportato dall’evangelista Giovanni che viviamo la nostra esperienza della Risurrezione: l’apostolo vorrebbe vedere il Signore risorto, ma il suo desiderio si avvera non nella forma da lui immaginata. Otto giorni dopo la Riapparizione, Tommaso vede il Signore con i segni della passione: lo riconosce suo Signore! Sei “beato” gli dice Gesù; hai creduto, vedendo senza vedere. È proprio lui, Tommaso, a riconoscere Gesù Risorto nella sua realtà autentica, dicendogli: Mio Signore e mio Dio! Un’espressione, questa, che nella Bibbia viene attribuita solo a Dio. Il riconoscimento più vero della realtà di Cristo, riconoscimento che può avvenire grazie alla fede e solo dopo la sua resurrezione.

Il Vangelo di Giovanni nel suo sviluppo ci offre una serie progressiva di titoli rivolti a Gesù, sono delle piccole tracce che, pian piano, ne svelano l’intrinseca identità e ci consentono di conoscere la verità assoluta su di Lui che si compie solo alla Sua resurrezione. All’inizio del Vangelo saranno I primi due discepoli a rivolgersi a Gesù chiamandolo Rabbì – Maestro (Gv 1,38); successivamente sarà Andrea a dire a Simone di avere trovato il Messia (Gv 1,41). Da parte sua Natanaele non esita a chiamarlo: Figlio di Dio (Gv 1,49). Anche i Samaritani lo proclamano: Salvatore del mondo (Gv 4,43); mentre la gente lo acclama come Profeta (Gv 6,14). Per il cieco guarito Egli è il Signore (Gv 9,38), mentre Ponzio Pilato gli attribuisce il titolo di Re dei Giudei (Gv 19,19) con un’iscrizione sulla Croce. Fino ad arrivare appunto all’incredulo Tommaso il quale si dimostra essere il più credente fra tutti: crede anche senza avere visto.
La loro esperienza è, in questa Pasqua, la nostra stessa esperienza di Gesù. Illuminati dalla fede anche noi “vediamo senza vedere”. Il Risorto ci dice: “Chiudi gli occhi e guardami”. Proprio come dice l’amante all’amata quando le vuol fare una sorpresa. Chiudo gli occhi, Ti guardo e Sei qui.

don Francesco Poli